I millennial hanno (già) più di 30 anni

Si sente spesso parlare di millennials, e spesso a sproposito. O almeno, questo è quello che accade nel nostro Bel Paese, il quale ha talvolta la cattiva abitudine di adottare termini stranieri senza approfondirne il reale significato, o restandone aggrappati alla superficie. Perché fa molto cool e ci si sente avanti.
In realtà, anche con questa incompresione del termine millennial semmai si dimostra di essere rimasti indietro. Intanto perché è un termine che gira almeno dagli anni ’90 del secolo scorso, mentre noi abbiamo cominciato a sentirlo (per lo meno nei media tradizionali) solamente negli ultimi tempi. Poi perché si tende a non considerare il trascorrere del tempo, ed ad utilizzare continuamente millennial per etichettare una fascia di età giovanile generica, dai contorni anagrafici non ben specificati, solo perché il pubblico mainstream possa intendere che si sta parlando di ragazzi giovani e giovanissimi (spesso gli adolescenti tra i 15 e i 20 anni).

Il problema è che se consideriamo, come detto prima, che il termine esiste da ormai più di un ventennio, nel frattempo sono passati gli anni, il mondo è cambiato e ad una generazione di giovanissimi se ne è sostituita un’altra (quella che ha cominciato a chiamarsi Generazione Z).

Generazioni

Bisogna innanzitutto comprendere che il discorso sulle generazioni (o meglio, sulle generazioni del mondo occidentale) è un po’ intricato e, per quanto molto affascinante, non è così facile definirne i contorni temporali in modo certo e assoluto.
La generazione forse più nota, quella per cui si è cominciato in un certo senso a ragionare in questi termini (anche se con abbastanza chiarezza si possono individuarne alcune precedenti), è probabilmente quella dei Baby Boomers, che in sostanza sono quelle persone nate dopo la seconda guerra mondiale (più precisamente tra il 1945 e il 1964) in Nordamerica e in Europa, e che hanno contribuito ad un sensibilissimo aumento demografico, conosciuto appunto come baby boom. È probabilmente stata la generazione che ha cambiato il mondo, in quanto responsabile di una crescita economica senza precedenti, che ha portato ad un considerevole aumento della domanda dei beni di consumo, dando inizio alla realtà che conosciamo oggi.

A questa generazione ha fatto seguito la cosiddetta Generazione X, formata dai nati all’incirca tra il 1964 e il 1980, che sono cresciuti durante la Guerra Fredda, la cosiddetta “Italia del riflusso”, e hanno assistito alla grande svolta della caduta del Muro di Berlino (1989) e all’affermazione degli Stati Uniti come grande potenza mondiale. Generalmente rappresentata come una generazione scettica, apatica, sfiduciata e disillusa dai valori tradizionali e dalle istituzioni (spesso la si identifica con la musica grunge e con l’esplosione di MTV, tanto che c’è chi l’ha chiamata MTV Generation), con la commercializzazione del termine che la definisce è diventata sempre più oggetto di stereotipi e luoghi comuni. Secondo l’analisi di Cassina, Filippini e Lazzarich, si tratta di una “generazione se non proprio schiacciata, quantomeno cresciuta all’ombra [della generazione] dei baby boomers, la quale, essendo numericamente più consistente, ha finito per imporre – grazie anche a un significativo aumento della longevità – la propria visione del mondo e la propria centralità negli assetti di potere. La Generazione X, insomma, sarebbe una generazione per certi versi ‘invisibile’, priva di un’identità sociale e culturale definita e costantemente esposta al rischio di subalternità rispetto alla precedente”.

Generazione Y

Ed eccoci quindi arrivati alla generazione dei cosiddetti millennials, spesso definiti anche Generazione Y, Millennial Generation, Generation Next o Net Generation.
Se prestiamo attenzione alle prime righe della relativa voce su Wikipedia, leggiamo che con questi termini si indica:

la generazione che, nel mondo occidentale […], ha seguito la Generazione X. Coloro che ne fanno parte – detti millennials o Echo Boomers – sono nati fra i primi anni ottanta e la fine degli anni novanta. Questa generazione presenta forti aumenti di natalità simili all’aumento delle nascite degli anni ’50 e ’60, la cosiddetta generazione dei baby boomer. […] Tuttavia l’impatto relativo del baby boom echo fu generalmente meno significativo rispetto al boom iniziale.

Si è molto discusso (e si discute tutt’oggi) sulle coordinate temporali che identifichino precisamente gli anni di nascita dei millennial. Inizialmente, Howe e Strauss hanno usato il 1982 come anno di inizio della nuova generazione, e il 2001 come fine: secondo loro, i nati prima di quest’anno sono nettamente diversi da coloro nati prima e dopo, a causa dell’attenzione ricevuta dai media e di come sono stati influenzati politicamente. Elwood Carlson, invece, individua la generazione americana dei New Boomers, i nati tra il 1983, quando si è cominciata a verificare una ripresa delle nascite, e il 2001, anno che ha dato origine alle sfide politiche, sociali ed economiche conseguenti agli attentati dell’11 settembre.
Più recentemente, uno studio svolto dal Pew Research Center ha riclassificato il limite che divide i millennial dai post-millennial, anche con l’intento di fare chiarezza sui termini, spesso usati in modo erroneo da media, ricercatori e aziende: i millenial sono i nati tra il 1981 e il 1996. Chi è nato dopo fa parte di un’altra generazione il cui nome, non ancora definitivo, è informalmente Generazione Z (o Centennials).
In sostanza, quella che i media continuano a definire come millennial è in realtà la generazione successiva, quella dei nati dopo il 2000-2001, e che difatti potremmo definire i “veri giovanissimi” (e passatemi questo termine per l’ultima volta!) in tutto il dicorso.

Alcuni tratti distintivi della Generazione Y

– I millennial sono cresciuti in un periodo di cambiamenti epocali, soprattutto a livello tecnologico, come l’arrivo del personal computer prima e di Internet poi, quindi dei telefoni cellulari, dei social network, dello streaming e del download (contribuendo a grosse trasformazioni nell’industria dell’intrattenimento). Hanno quindi uno stretto rapporto con la tecnologia digitale, che spesso li ha portati a costruire delle vere e proprie comunità, arricchendo la socialità e accettando nuove e vecchie minoranze. La Generazione Y tende infatti ad essere culturalmente più tollerante rispetto alle generazioni precedenti, con molti membri a favore di temi come il matrimonio tra persone dello stesso sesso, cause legate alla comunità LGBT e alle varie minoranze etniche. Non mancano però anche gruppi con il compito di promuovere posizioni e credenze conservatrici.
– Anche se caratterizzati da un forte senso del dovere, non sono pochi ad aver notato nei millennial forti caratteristiche di ambizione e narcisismo. La loro forte competitività si riflette in tutti gli aspetti della vita, dove “non si perde” e ognuno ottiene quello che vuole “grazie alla partecipazione”. I millennials tendono ad avere troppe aspettative e il desiderio di plasmare il proprio lavoro per adattarlo alla loro vita, piuttosto che adattare la loro vita al lavoro, mentre l’espressione di sé stessi e l’accettazione sono per loro molto importanti (il che crea non pochi problemi, come ha analizzato Simon Sinek).
– A causa della crisi finanziaria del 2008, si è cominciato a paragonare questa generazione alla Lost Generation, in quanto è stata la prima ad affrontare la Grande recessione, la crisi economica a cavallo tra il primo e secondo decennio del XXI secolo. Anche per questa ragione, i millennial sono stati indicati come Generazione Boomerang, a causa della loro propensione a ritardare alcuni dei riti di passaggio all’età adulta più a lungo rispetto alle generazioni precedenti, nonché a causa di una loro tendenza a vivere con i genitori per un periodo più lungo.

Possiamo concludere affermando che, entrati quasi negli anni ’20 del XXI secolo (ebbene è così, facciamocene una ragione!), i millennial sono quasi ormai tutti dei trentenni, e alcuni di loro (i nati nel 1981, ad esempio) vanno addirittura verso i 40!
Millennial non è un aggettivo da affibiare a qualsiasi adolescente ascrivibile ad una non ben specificata comunità di giovani internettiani e dipendendenti tecnologici, ma la definizione di una generazione ormai ampiamente definita in molte sue caratteristiche.
Pertanto, credo, bisognerebbe cominciare ad usare il termine con cognizione di causa, non solo per distinguere le varie generazioni, ma anche e sopprattutto per definire correttamente coloro che, a conti fatti, avranno (e dovranno avere) senz’altro un ruolo da protagonisti nei prossimi anni.